giovedì 27 ottobre 2011

Alessandro Baricco, Emmaus




Emmaus,  romanzo di Alessandro Baricco del 2009, presenta due importanti novità rispetto alla sua produzione. Una è l’autobiografismo, l’altra è che si tratta del romanzo cronologicamente più vicino ai giorni nostri. Questo secondo particolare non fa che confermare un atteggiamento di fondo di Baricco (almeno per quanto riguarda la narrativa): il rifiuto cioè di voler raccontare il Presente, la Realtà.
Le sue narrazioni infatti sono tutte volte al passato, un passato mitico ma non molto distante dai nostri tempi: gli anni delle rivoluzioni industriali o del jazz delle origini. Lo stesso vale per i luoghi descritti nei suoi romanzi, che sono quasi sempre  lontani o immaginari.
Intuiamo invece che quest’ultimo romanzo sia ambientato a Torino, città natale dello scrittore, che non viene mai nominata direttamente. Tutto è lasciato all’evocazione e all’immaginazione, come sempre in Baricco. Il <<non disse>> creato per uno dei suoi personaggi (City) è  emblematico a questo proposito, così come lo è il protagonista del celebre monologo teatrale Novecento, Danny Boodman T.D. Lemon Novecento,  geniale pianista nato e cresciuto su un transatlantico, che rifiuterà per tutta la vita di scendere sulla terraferma, nella Realtà. Metafora dello scrittore stesso.

sabato 22 ottobre 2011

La riscoperta dell’impegno civile nella letteratura italiana contemporanea



Nel 2006 Aldo Nove, riconosciuto scrittore ‘pulp’ e ‘cannibale’, imprime una netta virata alla propria produzione, pubblicando il libro Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese.
Dopo aver pubblicato romanzi, racconti e poesie, Aldo Nove passa ad un nuovo registro stilistico, quello del reportage o <<docudrama>>, come recita il retrocopertina.
Il libro si compone di dodici interviste ad altrettanti lavoratori precari, tutte introdotte da un breve commento dell’autore sullo stato della società attuale.
Viene  in mente il Pasolini di Comizi d’amore, che negli anni ’60 aveva girato l’Italia, intervistando la gente comune su sessualità ed amore.

sabato 15 ottobre 2011

notizie da Roma

16-10-2011, ore 1:20 circa: dopo aver devastato per tutta la giornata alcuni quartieri di Roma, un gruppo di black block, che si era appositamente sparpagliato nel pomeriggio, si ritrova in un parcheggio a pagamento leggermente fuori mano rispetto al Centro della capitale. Qui i 5 amici sistemano per bene gli  zainetti adeguatamente svuotati di ogni oggetto sospetto, nel cofano dell’Audi di uno di loro, A., studente fuori corso di Scienze Politiche (la macchina in realtà è della compagna del padre, primario di un noto ospedale milanese) ed imboccano l’autostrada A1 diretti al capoluogo lombardo.
Lungo il viaggio iniziano a confrontare  i rispettivi video realizzati su iphone, ingaggiando una improvvisata gara a chi abbia aggredito più poliziotti. Qualcuno di loro ha già caricato i video su youtube. C., matricola di Economia, mostra con vanto un grosso livido sulla coscia, causato da una manganellata.
Si fermeranno a mangiare ad un autogrill, dopo Bologna. Poi dritti fino a casa. Domani è Domenica, ognuno di loro avrà qualcosa di diverso da fare.
Si contatteranno, come sempre, su FaceBook, dove hanno costituito il loro gruppo d’assalto: Anarchici Destrutturanti.

mercoledì 5 ottobre 2011

Francesco (poesia)

Pubblico una poesia che avrei dovuto postare ieri, giorno di San Francesco.




 Francesco

Sconcertante Potere rivoluzionario,
capace di minare, fin nel profondo,
le fondamenta stesse di ciò che noi chiamiamo ‘vivere’.

In principio fu il Peccato Originale.

Irreversibile.
        (L’umanità forgiata nel Male)

Ma vennero poi distillate dall’Alto
rare gocce:
un insopprimibile amore,
una tensione vertiginosa, nacque,
verso la nuda, impalpabile Essenza.

Di lì non si torna più indietro.


Francesco,
una piccola fiammella nel cuore,
sempre viva,
inestinguibile.
Con una luce sì flebile ma di assoluta purezza,
hai affrontato notti nebbiose, lunghi inverni.
Grandine sul volto e,
sotto i piedi, gelo
(che è il fuoco, la lancia,
le pietre e le ingiurie
dei martiri).


Lungo sentieri di dolci colline
tu cammini,

vestito di foglie d’autunno...
                       
                                         ...e sposi l’Universo.
Ti rincuorano poche frasi,
sussurrate da un crocifisso,
ma un’incessante sinfonia cosmica
accompagna, per sempre, i tuoi passi,
le tue preghiere.


Hai un rosario fatto di gusci di noce.


Ma un guscio di noce,
in un Oceano in tempesta,
non potrà mai e poi mai affondare...

Francesco.



 

lunedì 3 ottobre 2011

Racconti per le scuole

Accanto ai Racconti lucani mi piacerebbe pubblicare delle favole che ho scritto per le scuole, suddivise per ordine di età: dalla scuola dell'infanzia e primaria, alle 'medie' fino alle superiori.

Ritorno in Lucania



Tornare a vivere stabilmente nella mia terra d’origine mi ha fatto venire alla mente la figura ed i versi di Leonardo Sinisgalli:

Io tornerò vivo sotto le tue piogge rosse.
tornerò senza colpe a battere il tamburo,
a legare il mulo alla porta,
a raccogliere lumache negli orti.

E’ la poesia Lucania, di cui vorrei riportare la parte iniziale:
                    
                                 Lucania
Al pellegrino che s’affaccia ai suoi valichi,
a chi scende per la stretta degli Alburni
o fa il cammino delle pecore lungo le coste della Serra,
al nibbio che rompe il filo dell’orizzonte
con un rettile negli artigli, all’emigrante, al soldato,
a chi torna dai santuari o dall’esilio,  a chi dorme
negli ovili, al pastore, al mezzadro, al mercante
la Lucania apre le sue lande,
le sue valli dove i fiumi scorrono lenti
come fiumi di polvere.

domenica 2 ottobre 2011

L'asino d'oro. (Racconto)

L’asino d’oro

...figuras fortunasque hominum in alias imagines conversas
et in se rursum mutuo nexu refectas ut mireris.

...e non ti stupiscano forme e fortune umane trasformate in altri aspetti che poi,
 in un rovesciamento di situazioni, ritornano ad essere quelle di prima
(Apuleio, L’asino d’oro)

Rosina   era un esemplare femmina di asino, robusto ma piuttosto avanti negli anni, il che si poteva arguire solo osservandola da vicino però. A tradire l’età infatti era il colore del pelo, una tonalità che non si poteva ascrivere a quel  rosso vivo, struggente, che colpisce l’occhio, come quello dei pampini nelle filare di viti verso ottobre inoltrato. Piuttosto si trattava di un rosso smorto, ruggine, ma che nemmeno avresti potuto paragonare a quello delle pennerrame o di stoviglie e pentolame vario. La terra dura e ferrosa delle Rocce forse, o quella che sbuca qua e là dai canneti di Iannizzi, potevano valere come riferimento.
Un colore comunque non uniforme, che si ingialliva talvolta od imbiancava tal altra, rivelando appieno finalmente, dopo un’analisi più approfondita, l’età ormai tarda dell’asino.
Che comunque continuava a fare bene il suo dovere, eh!: si caricava addosso infatti bisacce e padrone la mattina presto, e senza fare tante storie, si incamminava fino alle terre che si trovavano lontano, dall'altro lato della vallata.
Rosina era ancora un asino forte ed affidabile.
Ma soprattutto era l’ultimo asino del paese. L’unico ormai rimasto in circolazione.

Racconti lucani

Pubblico qui un mio racconto, cui seguiranno altri, che inserirò in una raccolta denominata Racconti lucani.
Attraverso di essi ho voluto esprimere una mia idea di Lucania, metterne in luce, spesso in modo ironico o paradossale, alcuni aspetti.

Ogni riferimento a persone o fatti è puramente casuale.

il blog

Non intendo dedicare esclusivamente questo blog alla Lucania, né farne un facile elogio, che indulga magari a stereotipate descrizioni folkloristiche, facili annotazioni da guida turistica. Niente del genere. Si tratta invece di un semplice taccuino, che raccoglie le mie riflessioni sotto diverse forme: articoli, appunti, racconti, poesie…
Molte delle mie riflessioni, è vero, riguarderanno la terra di Lucania: quello che è stato, ciò che non è più, quello che potrebbe essere adesso. Ma nello scrivere i miei appunti mi riserbo libertà totale, al di là di ogni cornice o filo conduttore.
Anarchico vuole essere questo blog, sfilacciato, dislocato, costellato di tante piccole realtà, come i nostri paesi lucani.
Di riflesso, in tutto ciò che pubblico, si potrà cogliere ciò che rappresenta per me la Lucania: isolamento, lentezza, individualismo, una ‘zona spirituale’ dove il mondo si attutisce, permettendo alla gente di esprimere ancora una propria individualità o condannarsi all’indistinto più assoluto.
Perché il nome Nazione Lucana? Orgoglio campanilistico o roba del genere? Assolutamente no. Il blog riecheggia il titolo del più famoso Nazione Indiana, la letterarietà e lo spirito critico ed indipendente, come elementi di fondo. Istituzionalmente anche la nazione lucana, come quella indiana non esiste. E’ un modo di essere, uno spazio che lascia molto più luogo all’immaginazione ed alla riflessione. E di questi tempi c’è n’è tanto bisogno…