venerdì 28 dicembre 2012

Poema della pioggia




Se potesse piovere senza smettere
e questa serata non avesse mai fine,
la pioggia assorbirebbe il rumore di tutte le auto,
                                           una morbida sommessa sinfonia...

Solo i fari si rifletterebbero all’infinito,
in un caleidoscopio di bagliori.


Se potesse piovere per giorni e ancora giorni...
non ci sarebbe più nè giorno nè notte,
                            ma solo un dolce scrosciare infinito.

Attese




                                                                                          a mari
Ci sono legioni di parole d’amore,
                                 che aspettano un segnale.
Ci sono miliardi di minuti,
                                   che aspettano di tornare.
Ci sono diamanti,
sotto montagne capovolte,
giganti sepolti di epoche arcane.

Ci sono binari incompleti, strade da bonificare,
ci sono frutti dolcissimi,
                                che aspettano di sbocciare.
Ci sono onde e poi onde,
                                   che non le puoi contare,
<<vorrei>>, sussurri,
carezze infinite di sale.


                         Ah! Poter tornare alle tue labbra...

un solo tuo bacio
               e un maremoto squarcerà il mare!!





Natività (installazione)





Al centro di una grande tavola un piccolissimo e grazioso presepe artigianale, una semplice natività.
Tutto intorno i resti di una cena, di una ‘serata’: scatole strappate di pandoro, pezzi di pane, pacchetti accartocciati di sigarette, bottiglie semivuote di spumante, fishes e carte sparpagliate, bucce di mandarino, un accendino, gusci di frutta secca, piatti e bicchieri di plastica, alcuni con mozziconi galleggianti, una grossa zuppiera di insalata, carte di cioccolatini….

lunedì 3 settembre 2012

Fine estate




I grilli e le stelle
hanno abbandonato la Notte.

                     Torna sulle colline un Vento Antico.

Ricordi opachi all’orizzonte...
(l’incubo della Vecchiaia).



Fra poco arriverà la pioggia.

(agosto ’94)

martedì 1 maggio 2012

Santo Patrono


Santo Patrono





Dedicato al Santo Martire e alla Vergine Maria



(Nel mese di Maggio

tutti i fior attendono il  più bello, la rosa,

 e ne cantano le lodi, ondeggiando, lievi,

 al soffio della placida brezza.)





I



Ci sono ricordi, carrube e tamburi di plastica appesi negli anni.



Esplosioni spiazzanti di sole

sull’armatura del Santo. Prove generali dell’Estate.



Prove degli strumenti sul palco...

                            si fermano,al passar della processione.

venerdì 6 aprile 2012

Passione e morte di Gesù Cristo

Nella tua carne si è concretata la Storia,

dimenandosi come cieca larva impazzita.

Nelle tue ferite è cresciuto il Male,

inevitabile ed inarrestabile.

L’Errore ti è passato sul corpo, impetuoso, ingombrante,

frantumandoti le ossa.

Le tue povere ossa

frantumate dagli ingranaggi del divenire umano,

del Compimento.

lunedì 30 gennaio 2012

Serata d’inverno

Il principe Burian, nobile vento, signore delle sterminate steppe siberiane, quell’inverno era arrivato più potente del solito sull’Appennino dell’Italia meridionale.
Una bufera improvvisa di neve, che non aveva nessuna intenzione di smettere da giorni, ormai, aveva invaso non solo le montagne ma anche le coste, fino ai paludosi lidi ionici ed alle estreme e selvagge sponde del Salento, imbiancando cespugli di capperi e di fichi d’india. Tutto era ricoperto dalla neve siberiana, il soffio gelido di Burian si era spinto fin sulle coste nordafricane. La catena dell’Atlante era interamente ricoperta di neve.
Un sibilo continuo attraversava ora i vicoli pietrosi, gli archi e le scalinate di un piccolo paese lucano. Dalle minute finestre del centro storico pendevano ghiaccioli e di grossi ed opachi ghiaccioli erano fatte le punte delle lance, le armi dei soldati di Burian. Le avanguardie erano precedute dagli spiriti di enormi lupi con il muso protéso. Il loro sguardo si perdeva compiaciuto tra i multiformi tratturi e nelle silenziose vallate il loro ululato si confondeva con i sibili della tormenta.

giovedì 5 gennaio 2012

Il caos e la parola. Carlo Emilio Gadda (la letteratura italiana negli anni '60 e '70)


Partiremo, nelle nostre considerazioni, da un saggio molto importante per la letteratura contemporanea, italiana ed internazionale, vale a dire dalle Lezioni Americane di Italo Calvino, pubblicate non molti anni orsono (1988[1]) ed ancora di straordinaria attualità.
La quinta ed ultima di queste lezioni, quella dedicata alla Molteplicità, considerata come una delle principali sfide per la letteratura del nuovo millennio, si apre con una lunghissima citazione tratta da  Quer pasticciaccio brutto de via Merulana[2]  di Carlo Emilio Gadda, il celebre episodio del ritrovamento dei gioielli in casa Pestalozzi.
Calvino, nel corso di questa sua lezione, dichiara di voler estendere, in realtà, le proprie considerazioni sulla Molteplicità a quello che, secondo lui, rappresenta l’intero romanzo contemporaneo, il quale verrebbe a configurarsi <<come enciclopedia, come metodo di conoscenza e soprattutto come rete di connessione tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo>>[3].
Uno dei primi autori del romanzo contemporaneo, così come inteso da Calvino, sarebbe allora  proprio lo scrittore Carlo Emilio Gadda, un uomo che vedeva il mondo <<come un sistema di sistemi in cui ogni singolo sistema condiziona gli altri e ne è condizionato>>[4], secondo un’immagine complessivamente antigerarchica e reticolare, oltre che raffigurabile, spesso,  come un garbuglio, un groviglio, un ‘pasticcio’ appunto.
Cominciamo da questa osservazione.