giovedì 14 novembre 2013

Poesia lucana.Giulio Stolfi



Scrive Carlo Levi che, per il disincantato contadino lucano,  esiste solo <<l’oggi>>, mentre il domani non è nient’altro che un vago ed immobile <<crai>>.
Crai è domani, e sempre; ma il giorno dopo domani è pescrai e il giorno dopo ancora è pescrille; poi viene pescruflo, e poi maruflo e maruflone; ed il settimo giorno è maruflicchio. Ma questa esattezza di termini ha più che altro un valore di ironia. Queste parole non si usano tanto per indicare questo o quel giorno, ma piuttosto tutte insieme come un elenco, e il loro stesso suono è grottesco: sono come una riprova della inutilità di voler distinguere nelle eterne nebbie del crai. (Cristo si è fermato ad Eboli)
La durezza dell’oggi, cui segue sempre un domani vuoto di promesse, sono anche il senso di questa poesia di Giulio Stolfi, significativamente intitolata Domani:

Ora il gelo nasconde ai miei passi
Il solco crudo dei carri
E qualche stella s’impietra
Lungo le prode. Domani
La strada offrirà
Il pallido volto di mota
Agli occhi arrossati. Domani
Si leveranno parole
Delle bocche di rame
Agli alberi magri,
ai gatti randagi,
agli usci serrati.

giovedì 7 novembre 2013

Poesia lucana. Nicola Scarano



A differenza dei toni poetici da cantastorie di Michele Parrella, nel linguaggio di Nicola Scarano (Calciano 1921 - Potenza 1990) si riflette l’esperienza di maestro elementare, l’influenza di poeti come Pascoli, Leopardi e Carducci. Basta infatti leggere espressioni come queste: <<alla vieta finestra il guardo mio\ io affligea desioso e mesto; t’assidi\della infantata e uggiosa\tua scoletta>>, per averne un’idea.
Ma, come Parrella, anche Nicola Scarano nelle sue liriche ama ritrarre, senza toni estremi tuttavia, la dura realtà della vita nei paesi lucani. In un paesaggio aspro e desolato, infatti, la vita si configura come ingrata fatica:

La fame narrate
gli stenti,
i volti rugosi
che t’hanno squarciato piangendo
i seni rocciosi
(Lucania)

venerdì 1 novembre 2013

La 'crisi' e gli intellettuali: Siti, Governi, Rampini

E' appena uscito il libro Banchieri. Storie dal nuovo banditismo globale, del noto giornalista Federico Rampini. Un libro che inquadra senza mezzi toni i protagonisti della crisi economico-finanziaria:
«I banchieri sono i grandi banditi del nostro tempo. Nessun bandito della storia ha mai potuto sognarsi di infliggere tanti danni alla collettività quanti ne hanno fatti i banchieri».
Nelle librerie intanto è da poco uscito anche una romanzo che parla di crisi: Come vivevano i felici, di Massimiliano Governi è una libera rivisitazione della più grande truffa finanziaria di tutti i tempi, quella di Bernard Madoff. La vicenda viene reinventata ed ambientata da Governi in Italia, creando un quadro di una nostrana famiglia di investitori. Un quadro spietato e cinico, dove ciò che conta è solo il guadagno.
Un quadro simile a quello già tracciato da Walter Siti, nell'ultimo Premio Strega Resistere non serve a niente, già recensito nel nostro blog.
Questo interesse dimostrato dalla letteratura nei confronti della 'crisi'  e del mondo dell'Alta Finanza, si può prendere come ulteriore testimonianza di un generale e rinnovato impegno civile dei nostri scrittori e giornalisti, che avevamo già prospettato in questo post: La riscoperta del'impegno civile nella letteratura italiana.