lunedì 30 gennaio 2012

Serata d’inverno

Il principe Burian, nobile vento, signore delle sterminate steppe siberiane, quell’inverno era arrivato più potente del solito sull’Appennino dell’Italia meridionale.
Una bufera improvvisa di neve, che non aveva nessuna intenzione di smettere da giorni, ormai, aveva invaso non solo le montagne ma anche le coste, fino ai paludosi lidi ionici ed alle estreme e selvagge sponde del Salento, imbiancando cespugli di capperi e di fichi d’india. Tutto era ricoperto dalla neve siberiana, il soffio gelido di Burian si era spinto fin sulle coste nordafricane. La catena dell’Atlante era interamente ricoperta di neve.
Un sibilo continuo attraversava ora i vicoli pietrosi, gli archi e le scalinate di un piccolo paese lucano. Dalle minute finestre del centro storico pendevano ghiaccioli e di grossi ed opachi ghiaccioli erano fatte le punte delle lance, le armi dei soldati di Burian. Le avanguardie erano precedute dagli spiriti di enormi lupi con il muso protéso. Il loro sguardo si perdeva compiaciuto tra i multiformi tratturi e nelle silenziose vallate il loro ululato si confondeva con i sibili della tormenta.

giovedì 5 gennaio 2012

Il caos e la parola. Carlo Emilio Gadda (la letteratura italiana negli anni '60 e '70)


Partiremo, nelle nostre considerazioni, da un saggio molto importante per la letteratura contemporanea, italiana ed internazionale, vale a dire dalle Lezioni Americane di Italo Calvino, pubblicate non molti anni orsono (1988[1]) ed ancora di straordinaria attualità.
La quinta ed ultima di queste lezioni, quella dedicata alla Molteplicità, considerata come una delle principali sfide per la letteratura del nuovo millennio, si apre con una lunghissima citazione tratta da  Quer pasticciaccio brutto de via Merulana[2]  di Carlo Emilio Gadda, il celebre episodio del ritrovamento dei gioielli in casa Pestalozzi.
Calvino, nel corso di questa sua lezione, dichiara di voler estendere, in realtà, le proprie considerazioni sulla Molteplicità a quello che, secondo lui, rappresenta l’intero romanzo contemporaneo, il quale verrebbe a configurarsi <<come enciclopedia, come metodo di conoscenza e soprattutto come rete di connessione tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo>>[3].
Uno dei primi autori del romanzo contemporaneo, così come inteso da Calvino, sarebbe allora  proprio lo scrittore Carlo Emilio Gadda, un uomo che vedeva il mondo <<come un sistema di sistemi in cui ogni singolo sistema condiziona gli altri e ne è condizionato>>[4], secondo un’immagine complessivamente antigerarchica e reticolare, oltre che raffigurabile, spesso,  come un garbuglio, un groviglio, un ‘pasticcio’ appunto.
Cominciamo da questa osservazione.