Teleshakespeare di Jorge Carrión : quando guardare
la TV inizia ad essere importante
quanto leggere un libro
Questo titolo farebbe rabbrividire qualsiasi pedagogista,
psicologo od opinionista di giornale, impegnati a difendere a spada tratta la ‘scuola
tradizionale’ da tutto ciò che non è Alessandro Manzoni o il... "riassunto scritto da
pag. X a pag. Y". Critici letterari ed accademici, paladini della Cultura Alta,
della Letteratura con la L maiuscola impallidirebbero dinanzi a frasi come
queste:
<<La televisione è uno stimolante cognitivo , e chi è ne
è spettatore, in quel momento, si sta cognitivamente sfamando.>>
<<I bambini sono assorbiti dalla TV perché questo
apparecchio è la più grande fonte di informazioni , attività e complessità che
esista in tutta la casa>>
Già alcuni anni fa (2005) il giornalista e scrittore
statunitense Steven Johnson, con il saggio
Everything bad is good for you (tradotto
in Italia con il titolo di Tutto quello che fa male ti fa bene,
Arnoldo Mondadori Editore, 2006 ) aveva sostenuto la provocatoria tesi che: videogiochi, film, e programmi televisivi
aiutano lo sviluppo mentale dei bambini. Più questi sono <<violenti,
fracassoni e tortuosi>>, più esercitano la capacità cognitiva dei loro
giovani cervelli in formazione.
Al di là degli aspetti epistemologici, cognitivi, pedagogici
e didattici legati ai mass-media, ed alla televisione in generale, non sono
pochi coloro che hanno sostenuto l’alto valore culturale ed artistico degli stessi.
Aldo Grasso, ad esempio, parlando delle serie tv degli ultimi
10 anni , sostiene che:
Adesso che alcune serie come Sex and the City, Desperate
housewives, Lost, The Sopranos (I Soprano) hanno ottenuto un grande successo ‘di pubblico
e di critica’, diventa più facile sostenere che la buona televisione, la tanto
ricercata televisione di qualità, esiste da tempo. Anzi, non c’è mai stata una
televisione tanto vitale, intelligente e ricca di risonanze metaforiche e
letterarie come l’attuale. Sembra quasi un paradosso ma spesso si fa fatica a
trovare un romanzo moderno o un film che sia più interessante di un buon
telefilm.
Si può leggere tutto l’articolato intervento di Grasso,
intitolato La
buona televisione del Duemila, sul sito dell’enciclopedia Treccani (2009).
In Spagna, invece, abbiamo visto addirittura come lo scrittore
Jorge Carriòn, nel 2010, scrivesse un romanzo (I morti) che in realtà è un’opera audiovisiva, una serie tv in
formato cartaceo-narrativo, nella quale cinema-tv-internet e letteratura convivono
perfettamente sullo stesso piano.
L’anno dopo (2011) Carriòn pubblicherà sull’argomento anche un saggio, Teleshakespeare, dove si analizza il
profondo valore culturale ed artistico delle grandi serie tv americane, quelle
già citate da Aldo Grasso.
Non esiste ancora la traduzione italiana di questo saggio.
Noi proponiamo qui invece una nostra traduzione di una recensione di Teleshakespeare apparsa sul sito letterario
spagnolo www.papelenblanco.com:
Teleshakespeare di Jorge Carrión : quando guardare la TV inizia ad essere importante quanto leggere un libro
Viviamo in tempi (per
fortuna ciò è sempre meno evidente) in cui sembra che, per raccogliere un applauso
accademico o popolare, si debba ammettere che non si dispone di TV a casa
(versione Light) o, peggio ancora, si debba sbraitare contro questa ottusa
scatola (versione Premium) .
Perché la TV abbruttisce, sospende le attività cognitive, induce alla passività . Basta dare un'occhiata al bambino che sta guardando la televisione: ipnotizzato , ‘zombificato’ , con un filo di bava che pende dall’angolo della bocca semmai, come se fosse lobotomizzato .
Perché la TV abbruttisce, sospende le attività cognitive, induce alla passività . Basta dare un'occhiata al bambino che sta guardando la televisione: ipnotizzato , ‘zombificato’ , con un filo di bava che pende dall’angolo della bocca semmai, come se fosse lobotomizzato .
Ma questa immagine così
archetipica è però tremendamente sbagliata perché incorre in due errori
diversi. Il primo : confondere contenuto e contenitore . Sembra infatti che la
tv sia il male solo perché… è la TV , non dopo che siano stati analizzati
attentamente tutti programmi trasmessi.
Il secondo : “post hoc , ergo propter hoc” , che significa letteralmente : "Dopo questo , allora a causa di questo " Osserviamo una persona assorta davanti alla tv e deduciamo che venga totalmente assorbita da questa, ma abbiamo considerato il fatto che forse sta alimentando il suo cervello con uno degli strumenti più arricchenti che esistono in una casa? ( Siamo così critici verso qualcuno che è assorto allo stesso modo su un libro ? ) Deduciamo che lo spettatore non pensa , quando in realtà le neuroscienze indicano l’esatto contrario ( si legga al riguardo, Tutto quello che fa male ti fa bene, di Steven Johnson ) . Pensa , ed anche tanto, chiunque pensi in un modo diverso da quello del lettore di libri.
Il secondo : “post hoc , ergo propter hoc” , che significa letteralmente : "Dopo questo , allora a causa di questo " Osserviamo una persona assorta davanti alla tv e deduciamo che venga totalmente assorbita da questa, ma abbiamo considerato il fatto che forse sta alimentando il suo cervello con uno degli strumenti più arricchenti che esistono in una casa? ( Siamo così critici verso qualcuno che è assorto allo stesso modo su un libro ? ) Deduciamo che lo spettatore non pensa , quando in realtà le neuroscienze indicano l’esatto contrario ( si legga al riguardo, Tutto quello che fa male ti fa bene, di Steven Johnson ) . Pensa , ed anche tanto, chiunque pensi in un modo diverso da quello del lettore di libri.
ll cervello ,
soprattutto quello dei bambini, è stato progettato per essere costantemente ‘dipendente’
da informazioni e risoluzione di problemi . Non ci sono cervelli vuoti o che
tendono alla vacuità , salvo eccezioni . Se un televisore , quindi , attira a
tal punto l'attenzione dei bambini , non è perché il televisore li trasforma in
zombie o perché i bambini si sentono più
a loro agio se spengono il cervello . La televisione è uno stimolante
cognitivo , e chi è ne è spettatore, in quel momento, si sta cognitivamente sfamando.
I bambini sono
assorbiti dalla TV perché questo apparecchio è la più grande fonte di
informazioni , attività e complessità che esista in tutta la casa
. (Non sosteniamo in questa sede che la TV sia altrettanto positiva come un
libro , ma che eserciti alcune aree del cervello per cui il libro non è
sufficiente e viceversa : non bisogna smettere di leggere libri o risolvere
problemi di matematica , ma non dobbiamo nemmeno smettere di guardare la TV ) .
Tuttavia, tendiamo a
credere in modo metonimico che ogni forma di intrattenimento sia vuoto
(inutile) , e , al contrario, che tutto ciò che affatica, come delle bestie
quasi, sia invece cultura valida ed importante .
Jorge Carriòn potrebbe
non conoscere tale ordine di idee , ma le intuisce chiaramente e le dispiega
superbamente in questo Teleshakespeare
. Un libro erudito che aspira a far convergere Cultura alta e Cultura bassa (soprattutto i
mass media ) senza stridori , come hanno
cercato di fare, a loro tempo, autori come Henry Jenkins e Mark Rowlands .
Pertanto , Carrion effettua una minuziosa esegesi dei 625 canali catodici come se
si trattasse di un classico della letteratura, evidenziando quelli che sono capolavori della televisione moderna , come I Soprano , The Wire , Mad Men , Lost ,
Dexter , Breaking Bad , Treme , The Good Wife o Heroes (anche L’ala ovest della Casa Bianca o
qualsiasi altro lavoro del supervitaminizzato Aaron Sorkin :Firefly , The IT Crowd , Friends , How I Met
Your Mother , Malcolm , Futurama e molti altri) .
Le serie televisive si
sono oggi imposte, ed hanno per sempre
imposto la loro nuova sintassi , come spiega Carrion :
Sicuramente l’uso
spregiudicato che le attuali serie tv fanno del flashback e flashforward , il
numero di trame parallele mescolate, i labirinti narrativi che costruiscono o il
ritmo che imprimono alle proprie azioni non sarebbero arrivati sugli schermi del
XXI se on ci fosse stato , ad esempio
MacGuffin di Hitchcock, le invenzioni formali di Scorsese o le strutture di Tarantino , ma la
tradizione audiovisiva va oltre la narrativa cinematografica e si sovrappone a
quelle tecniche contemporanee che hanno plasmato il nostro modo di leggere . Il
telecomando , lo zapping , il fermo-immagine , la vignetta , il riavvolgimento
, l'apertura e la chiusura delle finestre , il taglia e incolla, il link . Mentre
la velocità con cui ci costringono a leggerli si trova in sintonia con lo
spirito del tempo , il profondo sviluppo della trama psicologica cui ci hanno abituati è da collegarsi piuttosto con il ‘romanzo
a puntate’ ed i grandi progetti narrativi ottocenteschi ( “La commedia umana” o gli “Episodios nacionales” ).
Abbiamo a che fare, in
conclusione, con un saggio spregiudicato. Un’analisi ampiamente documentata fatta da una persona che ama non solo i libri
e la cultura , ma anche la televisione ( non è forse ossimorico amare la cultura
ed odiare la televisione? ) Ciò si nota in ogni riga del libro l'autore ha letteralmente divorato le serie tv
e sviscerato molte delle loro puntate al fine di arricchire il proprio discorso
. Non parla solo delle serie tv allora, ma parla della stessa vita .
Non per niente ,
Carriòn , Docente di Lettere e Filosofia presso l'Università Pompeu Fabra ,
viaggiatore instancabile ( come dimostrato nel suo notevole “Australia. Un
viaggio”) , è anche autore di un recente romanzo che mescola il linguaggio letterario con quello delle serie TV americane : I morti .
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