sabato 19 ottobre 2013

Da Gadda all'Avant-Pop






                                                                                La conoscenza come molteplicità è il filo che lega le opere  maggiori,
                                                                           tanto di quello che viene chiamato modernismo quanto di quello   
                                                                          che viene chiamato il postmodern, un filo  che -al di là di tutte le   
                                                                      etichette- vorrei continuasse a svolgersi nel prossimo millennio.
(Italo Calvino, Lezioni americane)

                                                                               Il fatto è che viviamo ritardando tutto il ritardabile; forse sappiamo tutti  
                                                                         profondamente che siamo immortali e che, presto o tardi, ogni uomo 
           farà  tutte le cose e saprà tutto.
       (Jorge Luis Borges, Funes, o della memoria, Finzioni)




La letteratura Avant-Pop, le antologie, il manifesto Avant-Pop di Mark Amerika, la postfazione di Larry McCaffery all’antologia After Yesterday’s Crash- The Avant Pop Anthology, tutto ciò impone una serie di riflessioni, confronti e spunti di ricerca che uno strumento come il blog a malapena potrebbe contenere.
Cercando di seguire un progressivo filo logico nelle nostre considerazioni sulla letteratura contemporanea, abbiamo condensato allora le nostre osservazioni in due post (il confronto avant pop Gadda e non solo; il confronto con lo scrittore spagnolo J.Carriòn, della Nocilla Generation), con l’obiettivo di dimostrare una sostanziale continuità tra la letteratura, la condizione postmoderna da un lato e le avanguardie o generazioni letterarie degli ultimi 20 anni dall'altro lato.


La nostra tesi, infatti, contrariamente a quanto sostengono gli stessi Larry McCaffery o Mark Amerika (come altri studiosi, di cui parleremo, come Alan Kirby) è che siamo ancora (e come!) dentro il Postmoderno. Siamo (solo) entrati in un nuovo segmento storico dell’era postmoderna. Anche in letteratura. Ecco perché da Gadda all’Avant Pop, da Gadda ai nostri giorni non è cambiato granchè…

Carlo Emilio Gadda sarebbe stato uno dei primi autori postmoderni, secondo quanto dice Calvino (tesi che condividiamo in pieno). Uno scrittore che vede -come altri contemporanei- la  realta' come complessità, groviglio, intrico.
Il  plurilinguismo -scelta innovativa tipicamente gaddiana- diventa quindi una soluzione formale quasi consequenziale a tale visione del mondo  (che e' poi quella dello scrittore e dell'uomo contemporaneo). Il pluriliguismo o pastiche non è però una prerogativa di Gadda. Ne faranno uso, ad esempio, scrittori tipicamente postmoderni come Pynchon o Burroughs. Oppure per rimanere in Italia autori come Giovanni  Testori, Edoardo Sanguineti (con il ‘mistilinguismo’) o Alberto Arbasino

<<Con tutta la dolorosità full time e la lamentosità de rigueur nel Bel Paese, i belli e sfacciati di questi tempi e in questi posti non praevalebunt>>


Lingue, linguaggi e registri linguistici si fondono, a testimoniare una sovrapposizione di piani e una settorializzazione di una realta' sempre più complessa.
Negli anni ‘90 slang giovanili e registri tecnico aziendali, slogan promozionali e linguaggio informatico (solo per fare degli esempi) vengono mescolati insieme  dagli scrittori "pulp" italiani (vedi Aldo Nove, Tiziano Scarpa, Enrico Brizzi).
La stessa operazione viene condotta ad esempio, dentro il linguaggio stesso, dallo scrittore avant pop (eccoci ritornati) Mark Leyner, che intreccia  il lessico tecnico-scientifico e specialistico con i più disparati elementi dell'immaginario popolare:

Aloisio de oliveira, il più rinomato gastroenterologo-playboy di rio de janeiro, bagnato dalla luminescenza al cobalto di 10.000 raggi di sorveglianza ufo, si strofina col muso sulle speziate ascelle baudeleiriane della sua amante quattordicenne arleen portada cantante della band samba più notoriamente nichilista del Brasile.  


Non ci siamo allontanati molto da Gadda quindi. Nel linguaggio, ma anche  nella scelta di una narrazione multilineare, digressiva o accumulativa, ad esempio, così come in un generale approccio alla realta'.

Secondo quanto dice Italo Calvino (che a sua volta cita Giancarlo Roscioni, uno dei maggiori studiosi gaddiani) l'atteggiamento di fondo dell'Ingegnere milanese  e' quello dello scrittore 'enciclopedico' (leggi postmoderno), che in quel mare di saperi, tecniche, sfaccettature (oggi diremmo informazioni e gigabyte) in cui sempre più si ramifica la realta',   è ossessionato dalla volontà di conoscere, spiegare, quantomeno catalogare tutto. La digressione e il catalogo diventano allora le figure retorico-stilistiche privilegiate. La nevrosi invece finisce per essere la sua patologia, in questa continua ed ansiosa ricerca.

Nei testi brevi come in ogni episodio dei romanzi di Gadda, ogni minimo oggetto è visto come il centro d’una rete di relazioni che lo scrittore non sa trattenersi dal seguire, moltiplicando i dettagli in modo che le sue descrizioni e divagazioni diventano diventano infinite. Da qualsiasi punto di partenza il discorso s’allarga a comprendere orizzonti sempre più vasti, e se potesse continuare a svilupparsi in ogni direzione arriverebbe ad abbracciare l’intero universo.
                                                              
                                                             (I. Calvino, Lezioni americane, p. 117). Sottolineatura nostra.

La digressione che apre digressioni, in un percorso infinito, ricorda il meccanismo delle pagine web e dei link, il percorso multilineare ed ipertestuale della navigazione nel web.
Traduzione di web: ragnatela. Concetto simile al groviglio gaddiano.
Internet viene comunemente definito anche Rete, e di <<rete di connessione tra  i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo>>  parla sempre Calvino a proposito del romanzo contemporaneo.
La struttura enciclopedica e interconnessa di Internet è il  perfetto emblema del mondo (e del romanzo) contemporaneo o  postmoderno.
Siamo entrati quindi, con l'avvento del web e delle nuove tecnologie comunicative  nel pieno della postmodernita'. Altro che fine…

Gadda, per tornare al nostro discorso, sarebbe uno fra i primi scrittori postmoderni. Uno fra i primi ad aver concepito la realtà come <<grande rete>> enciclopedica. Ed una grande e smisurata rete, di conseguenza,   è anche il romanzo postmoderno. Si legga (suggerisce Calvino) Flaubert, T. Mann, Musil,  Borges o Perec, con la loro diversa ambizione di descrivere tutto il reale.
E l'ossessione di catalogare tutto, di  fotografare, digitalizzare, riprendere, registrare e parlare di ogni aspetto del reale e' diventata la nevrosi dei giorni nostri. Non solo degli scrittori. Ma di chiunque possieda un telefonino o un computer. Praticamente tutti.
 Con un smartphone (che tutti praticamente oggi possiedono) chiunque può in qualsiasi momento accedere e contribuire ad un Sistema di informazioni globale. Qualsiasi aspetto della nostra vita può essere catalogato (con una fotografia,un video,un post o un tweet, una posizione segnalata dal satellite) e messo a disposizione di tutti. Il “Cyberspazio” allora non e' più fantascienza, e nemmeno una estensione virtuale dello sazio reale. Il cyberspazio è, oggi, il nostro spazio reale.
Un Sistema di informazioni digitali ed interconnesse; la mappatura dettagliata di tutto il pianeta; tutte le informazioni o i testi disponibili  su internet; i mezzi di comunicazione di idee, parole immagini (social network-smartphone; gli archivi dati commerciali, militari, amministrativi... o di Facebook.

Questo scenario era gia' stato prefigurato da qualcuno 15 anni fa.
Si legga il paragrafo I FANTASMI NELLA MACCHINA,   nella postfazione di Larry McCaffery all'antologia After Yesterday’s Crash- The Avant Pop Anthology (torniamo di nuovo, allora, all'Avant Pop). Ogni aspetto dell'esistenza oggi può essere fotografato, digitalizzato ed archiviato.

Vista la mole di materiali archiviati e facilmente accessibili a chiunque abbia un software adatto e abbastanza memoria nel computer, è naturale essere affacinati da tutto ciò che ancora non riusciamo a “scaricare”. Di qui l’insistenza in questo volume sull’invenzione di macchine capaci di catturare aspetti dell’esperienza che attualmente “sfuggono”: una “speciale macchina ftografica” in grado di immortalare gli spiriti dei defunti che aleggiano accanto ai loro cari…uno “psicopraxiscopio” he registra i pensieri umani…

Una delle ultime applicazioni per cellulari, Whatsapp, se non riesce ancora a svelarci i pensieri umani, ci può però far capire se l’altro utente sta leggendo i miei messaggi e se sta scrivendo, influenzando  così i miei stati d’animo e le mie azioni\reazioni. La fantascienza non è poi così lontana…
Il fine ultimo, dice ancora McCaffery <<è quello di poter un giorno registrare –quindi catturare, e assoggettare alla ragione e al controllo dell’uomo- tutto ciò che ci circonda>>
Questo e' l'obiettivo di Flaubert, di Gadda, di Palomar-Calvino…
E questo e' anche l'obiettivo de l’Esorcista, racconto di Rikki Ducornet  che apre l'antologia After Yesterday’s Crash- The Avant Pop Anthology.
Il bizzarro ed iperbolico protagonista ha appreso dal demonio che <<nulla esiste finchè non viene visto>>. Applicata all’odierna civiltà delle immagini questa frase ha dei notevoli risvolti. Ma torniamo al nostro discorso.
L’Esorcista sulla base di questa ‘postmoderna’ verità cosi comincia a fotografare ogni cosa:

trascorreva tutto il suo tempo a registrare ogni sacra sostanza dell’esistenza: sapori casuali, l’esatto colore e consistenza di uno sgabello, calamità galattiche, la quantità di segmento che aderisce al fondo umido di una tazza, frattaglie di carne di ofìgni tipo, le forme e il peso dei batuffoli di polvere che si raccoglievano sotto il suo letto…
(Inizia a venire in mente J. L. Borges, ne parleremo tra poco).

Ad un certo punto pero' l’Esorcista si rende conto che non puo' fotografare e catalogare  tutto e che il Tempo e' padrone di tutto, perchè le cose non restano mai uguali a sé stesse.
Il racconto richiama a questo punto un altro bizzarro personaggio letterario: si tratta del borgesiano Ireneo Funes ( Funes o della memoria, nella celebre raccolta di racconti Finzioni)
Funes è un giovane indio che ha una memoria fuori dal comune:
Sapeva le forme delle nubi australi dell’alba del 30 aprile 1882, e poteva confrontarle, nel ricordo, con la copertina marmorizzata d’un libro che aveva visto una sola volta, o con le spume che sollevò un remo, nel Rio Negro, la vigilia della battaglia di Quebracho…

Come l'Esorcista egli cataloga ogni cosa che vive e che sente, e come l'Esorcista sa che ogni cosa non e' mai la stessa (il Tempo è padrone di tutto). Funes allora giungerà alla parossistica creazione di un proprio sistema di numerazione (dove ogni numero ha un nome che non si ripete mai) e di un proprio linguaggio, dove ogni singola cosa, colta in ogni singolo momento ha un proprio nome:

Non solo gli era difficile comprendere come il simbolo generico di <<cane>> potesse designare un così vasto assortimento di individui diversi per dimensioni e per forma; ma anche l’infastiiva il fatto che il cane delle tre e quattordici (visto di profilo) avesse lo stesso nome del cane delle tre e un quarto (visto di fronte).


Straordinariamente attuale questo Funes:

Era il solitario e lucido spettatore d’un mondo multiforme, istantaneo e quasi intollerabilmente preciso.

Come l'Esorcista di Durconnet o come il personaggio calviniano di Palomar (anziano signore che osserva e si interroga di fronte ad ogni più minimo e banale aspetto dell’esistenza).
Ognuno di loro rappresenta (a suo modo) l’ossessione ma anche l’impossibilità di catalogare tutto l’Esistente.  E mentre l’Esorcista di Durconnet, trascinato dal suo delirio, decide di seguire il Demonio, (<<sarà re della fetta più polposa, della fetta ribollente e fermentante che si chiama Vita>>, il Divenire cioè)
Funes si trasforma in un inquietante ‘data-base umano’ o uomo incapace non solo di generalizzare ma anche di pensare

Sospetto, tuttavia, che non fosse molto capace di pensare. Nel mondo sovraccarico di Funes non c’erano che dettagli, quasi immediati.



Dovremmo temere nella realta' questo pericolo in un mondo dove tutto può essere catalogato- filmato- fotografato- postato- archiviato...? Dove tutto diventa istantaneo ed effimero?

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