sabato 19 ottobre 2013

Jorge Carriòn, "I morti"




                                                                                                     La cultura pop non solo ha soppiantato la natura e colonizzato
                                                                                                      lo spazio fisico praticamente di ogni paese del mondo, ma
                                                                                                     (fatto non meno importante) si è spinta persino a colonizzare
                                                                                                     quei territori interiori, soggettivi, che un tempo si ritenevano
                                                                                                     quasi inviolabili, come la memoria individuale, il desiderio
                                                                                                     sessuale, lo spazio dell’inconscio.
                                                                                                                     ( Larry McCaffery,  postfazione  all’antologia After
                                                                                                                       Yesterday’s Crash- The Avant Pop Anthology )

                                                                                                     Io, chiunque sia, interagisco costantemente con i dati creati
                                                                                                     da Voi Collettività, chiunque siate, e interagendo  con il
                                                                                                     Collettivo-Voi troverò il significato.
                                                                                                                                ( Mark Amerika, Manifesto dell’Avant Pop )


Bisogna assolutamente leggere I morti, ‘romanzo’ di Jorge Carrion[1] per avere un’idea di che cos’è il cyberspazio, ovvero la realtà in cui viviamo concretamente. Bisogna assolutamente leggerlo per capire questo spazio ‘rizomatico’, dove non esistono più gerarchie tra Cultura Alta e Cultura Bassa, questo Sistema che ingloba tutte i dati, le informazioni e le creazioni umane. Il cyberspazio, come abbiamo già detto nel post precedente (riprendendo le teorie avant pop), non è più oggi una estensione della realtà o una realtà parallela, ma è diventata la stessa realtà, fisica e mentale, esteriore ed interiore, nel momento in cui consideriamo che allo stato attuale ogni cosa può essere od è catalogata-mappata-spiegata-citata-fotografata-filmata-digitalizzata-archiviata-postata-registrata[2].


Nessun aspetto della realtà sfugge alla ‘registrazione digitale’, anche gli stessi pensieri, se consideriamo ad esempio il fatto che questi possono essere registrati in tempo reale ed in qualunque momento (basta avere un telefonino) e messi a disposizione di tutti… con un tweet o un post.
Per capire meglio questa fitta ed infinita rete di interrelazioni che è il cyberspazio, allora, dobbiamo leggere soprattutto il capitolo centrale di questo libro, gli effetti cioè provocati dalla messa in onda della serie tv I morti.
Il libro di Carriòn infatti si presenta come <<opera audiovisiva in formato narrativo[3]>>, come scrittura di questa serie tv (inventata): I morti, appunto. Ambientata in una ‘distopica’ New York, dove si materializzano all’improvviso uomini e donne di ogni età (come se nascessero in una nuova vita) che devono trovarsi un lavoro ed una identità, la serie I morti, trasmessa per prima dall’emittente americana Fox, si divide in due stagioni: una ambientata nel 1995[4] e l’altra nel 2015. Tra una stagione televisiva e l’altra vi è la parte più interessante del libro, quella in cui Carriòn inventa un articolo di giornale che descrive gli effetti e le reazioni provocati dalla messa in onda della fiction. L’articolo prende spunto, a sua volta, da un immaginario post, che il coordinatore di contenuti del blog ufficiale dei telespettatori de I morti ha inviato, sotto forma di e-mail, ai suoi superiori (inizia a delinearsi il sistema di relazioni massmediatico: fiction televisiva-giornale-blog-email…):

I morti ci ha aperto gli occhi su una realtà che non possiamo continuare a ignorare. Ai massacri del’antichità, alle vittime americane della conquista europea, ai morti nelle battaglie napoleonicha, allo sterminio africano dell’epoca coloniale…sappiamo ora che bisogna aggiungere tutte le vittime dell’Iliade, dell’Antico Testamento, delle canzoni di geesta, delle saghe cinesi, delle danze di morte, dei romanzi cavallereschi, della Divina Commedia, delle tragedie di Shakespeare…dei western, dei lungometraggi bellici, dei fumetti di supereroi, delle tre parti di Matrix, delle sei di Guerre Stellari, di tutti i film di azione e di guerra di Hollywood, di 2666 di Roberto Bolano, o di Le Benevole di Jonathan Littell, di tutti i videogiochi iperrealistici, insomma, di tutte le narrazioni che da sempre hanno nutrito con la loro violenza il nostro immaginario e le nostre pulsioni umane.

Due note vorremmo appuntare a questo passo prima di proseguire:
-L’unione o fusione o sovrapposizione tra Finzione e Realtà;
-La letteratura messa sullo stesso piano (quello della <<narrazione>>) della non-letteratura (dei prodotti culturali di massa cioè).
Tornando ad un discorso generale sul libro, leggiamo in questa parte centrale come I morti si presentino come opera intertestuale che ripropone personaggi della finzione letteraria, televisiva e cinematografica (senza distinguere tra Cultura Alta e Cultura Bassa): nella fiction infatti si muovono le incarnazioni di Lady Mcbeth, la bambina vestita di rosso in Schindler’s list, il detective McClane dei film d’azione Die Hard e la comunità protagonista di Blade Runner.
La serie tv I morti, inoltre essendo opera intertestuale fa nascere attorno a sè (come ogni evento mediatico oggi) tutta una serie di ‘testi’ o informazioni collegate:
…aveva provocato la proliferazione di blog, fori e pagine web in cui si raccoglieva materiale pubblicitario, si analizzavano fotogrammi, si discutevano fonti letterarie, si cercava di dedurre…chi fossero i protagonisti, a quali opere letterarie e cinematografiche appartenessero, si facevano classifiche e votazioni, si davano piste e chiavi per accedere all’ingente materiale di ogni tipo (scene eliminate, cartine, fotografie, video, pellicole originali, opere letterarie di tutti i tempi, poemi, diari di personaggi, pubblicazioni periodiche e blog presumibilmente radicati nel mondode I morti, una versione in fumetto di ogni capitolo, un videogioco online dove si impersona un nuovo e bisogna sopravvivere fino a quando non vine indovinato il suo passato, più una lunga serie di frammenti di un labirinto spezzettato in centootto pagine ufficiali e infinite pagine paraufficiali), materiale sparso nel ciberspazio.

Da una serie televisiva quindi nascono articoli di giornale, dibattiti, blog, saggi, discussioni giuridiche, social network... Viviamo in un mondo sempre più interconnesso e sovraccarico di informazioni. Questa è la prima osservazione che scaturisce dalla lettura di questo libro.
Seconda osservazione: in questo groviglio di informazioni è sempre più difficile discernere la Realtà dalla Finzione. La Finzione oggi si sostituisce
sempre più alla Realtà.
Non solo gli spettatori de I morti arrivano al punto di provare una forma di lutto collettivo per dei personaggi letterari o tele-cinematografici (e quindi del tutto inventati), non solo quindi gli spettatori partecipano emotivamente alla Finzione come se questa fosse Realtà (cosa che accade comunemente oggi); ma si arriva al punto di discutere addirittura di uno statuto giuridico per i personaggi artisticamente inventati:

In questi stessi anni si è cominciato a discutere quale sia il valore, lo statuto d un personaggio (letterario, cinematografico, televisivo, grafico, virtuale), quali siano i suoi diritti, se li ha, e i suoi obblighi, se esistono. Ciò avviene nello stesso momento storico-insisto-in cui, attraverso la clonazione, la biotecnologia e l’intelligenza artificiale si sta sviluppando la progressiva esistenza di un altro tipo di individuo o di soggetto possibile.
I
nternet infine, con le possibilità che offre ad ognuno di noi di partecipare attivamente alla cyberrealtà, e di non essere  più solo spettatori passivi, completa questo quadro in cui Finzione e Realtà si sovrappongono.
Carrion inventa infatti <<mypain.com>> un particolare social network, più avanzato di Facebook o Second life, nato appunto dopo il successo de I morti. Mypain   ci fa capire il funzionamento di quella rete di informazioni o interrelazioni che è il cyberspazio. Nato inizialmente come una community o insieme di reti sviluppatesi intorno ad un personaggio inventato (ad es. Charlie, della serie televisiva Lost, o Amleto, Capitan America, il Che[5]) mypain.com è diventato in seguito per ogni utente <<…uno spazio sufficiente per incollare i materiali che ritiene adatti ad esprimere il proprio “dolore” e “rispetto” (parole chiave nella pubblicità della marca) , e quindi la circolazione di frammenti di film, canzoni, oggetti fotografati o scannerizzati, passaggi letti, opere proprie eccetera…>>.
Infine mypain si è trasformato in  un mondo virtuale assoluto, che <<imparava dagli errori di Second life e dei suoi epigoni e che permetteva di resuscitare i personaggi oggetto di lutto, per trasformarli in avatar>>. Con un grande asta mondiale si potevano acquistare (una sola volta e da un unico utente) tutti i personaggi fittizi, dai manga giapponesi al capitano Achab, per poterli far rivivere una seconda volta. Sulla Rete. Su quell’immenso contenitore di dati ed informazioni, in cui tutti sono connessi tra loro e in cui si finisce per vivere una vita che da virtuale diventa sempre più reale.
Può, in conclusione, la Letteratura sopravvivere in mezzo a social network e videogames, serie tv e blog di ogni genere?
Carrion al riguardo è molto ottimista. Egli conosce bene tutti i meccanismi della Cultura di Massa e ce ne dà un’ulteriore prova:

In ogni caso, questo boom della fiction ha rivitalizzato la letteratura, perché ha creato un nuovo interesse per la lettura, lo studio e la riflessione sull’universo letterario…
Ovviamente tutto è iniziato con la traduzione e la ristampa di milioni di esemplari di Il cacciatore di androidi, il romanzo di Philip K.Dick che ispirò Blade Runner, e con l’entrata in circolazione di nuove versioni del classico di Ridley Scott; ma è continuato con un interesse rinnovato e rinforzato dallo studo dell fiction. Bisogna vedere tutti i film, o tutti gli episodi, oppure leggere tutti i fumetti e tutti i romanzi in cui appare o potrebbe essere apparso il personaggio che hai resuscitato e il cui avatar, in un certo senso, sei tu o il tuo altro io, perché dipende assolutamente da te.

Lo stesso successo la Letteratura (ne sono sicuro) lo avrà dopo il talent show Masterpiece, come ho già detto in un altro post…



[1] Jorge Carriòn, classe 1976, spagnolo, è uno degli autori della Generacion Nocilla. Il libro  I morti è stato pubblicato nel 2010 in Spagna e nel 2012 in Italia (“atmosphere libri”)
[2] La sensazione di essere spiati o controllati, la sensazione di vivere un eterno Presente istantaneo, la sensazione che nulla di nuovo può essere aggiunto o vissuto, sono sensazioni tipicamente postmoderne.
[3] Con alternanza di fiction e saggistica
[4] Quando, ci verrebbe da dire, siamo entrati in questo nuovo segmento della contemporaneità, nell’era del digitale e della spettacolarizzazione di ogni cosa.
[5] Che Guevara è un personaggio reale ma anche fittizio, afferma Carrion.



                                                                  
                                   


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