sabato 5 novembre 2011

L’anti-Arcadia di Mauro Corona


La ricerca del silenzio, della solitudine, la fuga dal Presente, sembrano aver caratterizzato l’ispirazione di molti scrittori negli ultimi decenni.
I casi più recenti potrebbero essere quelli di Erri De Luca e Mauro Corona, che hanno deciso di praticare una sorta di ascetismo letterario e spirituale.
Il primo, ritirandosi nella campagna romana, ed occupandosi prevalentemente di studi biblici. Il secondo vivendo nel suo studio di Erto, piccolo paese di montagna (entrambi gli scrittori sono appassionati scalatori) nella provincia friulana.
Molti scrittori provenienti da questa regione- come Tomizza, Sgorlon, Pasolini- o dal vicino Veneto- come Rigoni Stern e Zanzotto- si sono caratterizzati per un vagheggiamento di un’arcaica civiltà contadina ed un conseguente recupero del dialetto, lingua incontaminata dal Progresso, lingua del mondo contadino, di una civiltà umile ed integra, piena di valori, che l’anti-civiltà industriale ha definitivamente cancellato.
A differenza di altri Mauro Corona, nei romanzi L’ombra del bastone e Storia di Neve, ha  molto originalmente sfatato il mito, o luogo comune, di una presunta superiorità morale del mondo contadino, dipingendo la società rurale friulana di un tempo (siamo precisamente nei primi anni del ‘900) in modo assolutamente non idilliaco.
Il mondo contadino descritto da Corona è quello di un misero villaggio popolato da ‘strie’ (streghe), beoni, contrabbandieri, adulteri, imbroglioni ed assassini. Una tetra maledizione sembra essersi impossessata degli abitanti di questo posto dimenticato da Dio, i quali si macchiano indelebilmente dei più cruenti ed efferati delitti o tramano agghiaccianti insidie e raggiri, mostrandosi capaci di tutto, anche di avvelenare il proprio miglior amico, pur di sottrargli la moglie.
La povertà, l’isolamento, l’ignoranza finiscono per mettere a nudo il lato peggiore di questi pastori-agricoltori-artigiani, le cui usanze ed abitudini vengono però descritte con interesse da Corona. L’uomo, con i suoi vizi ed i suoi peccati, è sempre identico a sé stesso, sia che sia un contadino del passato (anzi lo è ancora di più, vista la sua condizione di miseria) sia un borghese del presente.
Per salvare gli abitanti di Erto da questo Inferno, Dio ha deciso di mandare tra di loro una creatura speciale, una Santa: la piccola Neve, una bambina che non sente mai freddo ed è capace di salvare le persone dalla morte.
Anche questa creatura speciale cadrà vittima dell’ingordigia e della cattiveria, di suo padre addirittura, che, fiutando l’affare di avere una figlia santa, non esiterà a mettere in piedi una macchina dei finti miracoli, che gli frutterà guadagni su guadagni, cinicamente spillati alla povera gente.
In questo dannato mondo contadino sembra non esserci Redenzione…

La ‘visione’ del mondo contadino di Mauro Corona, non incline al luogo comune, ha inspirato, insieme ad altre tristissime cose -tra l’altro- il  racconto che pubblicherò dopo questo post.

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