sabato 28 settembre 2013

Poesia lucana. Michele Parrella



Gli anni ’50 sono gli anni del Neorealismo nella letteratura e nel cinema. Come è stato più volte ribadito, il nostro Rocco Scotellaro -poeta militante e voce della riscossa contadina- rappresenta uno degli autori più significativi della poesia neorealista.

Egli rimarrà un modello per quasi tutti i poeti conterranei degli anni ’50, periodo per il quale si può parlare, a buona ragione, di Neorealismo lucano. Tra questi Michele Parrella, nato a Laurenzana nel 1929, che concepisce la poesia come impegno civile. Nel 1954 esordisce con Poesia e pietra di Lucania, cui seguiranno Paisano (1958) e Piramide di Pietrisco (1981).

Un senso di delusione e sconfitta tuttavia popola i suoi versi,  a partire già dai titoli: Lucania persa, Le tue piaghe Lucania. La desolazione e la proverbiale rassegnazione contadina si possono ben leggere in versi come questi:


Ti hanno avvolta in un manto nero

Ma le tue piaghe non si possono nascondere.

Non ci sono veli né bende

Per coprire i tuoi fianchi di ginestra

E il grembo scavato dalle frane.

(LE TUE PIAGHE, LUCANIA)


La morte di Scotellaro segna per Parrella la fine di un’illusione (<<Sono morti tutti/ gli amici i parenti i compagni/ e Rocco che fu vivo prima di me>>)  cui segue  la sconfitta di tutti i poeti (<<Oh! La chitarra spezzata alla ringhiera,/i poeti non ti possono alzare>>). Nulla sembra essere cambiato in Basilicata.

Rimane il contrasto di fondo tra l’immagine ‘da cartolina’ della Lucania, soprattutto dopo la fama dovuta a Cristo di è fermato a Eboli:


Ti hanno chiusa in una leggenda

Terra che non ha confini…

Ti hanno abbellita

Con frasi splendenti…

(LE TUE PIAGHE, LUCANIA)


e la dura realtà del contadino, costretto a lottare tutti i giorni contro una terra misera ed avara:


dobbiamo andare coi coltelli

a strappare la nebbia

perché la frana ha sepolto

la vigna

(CUPO CUPO)


Il tempo si è quindi fermato in Basilicata. Il silenzio è scandito solo dal suono triste e monotono del <<cupo cupo>>, che accompagna i versi di impostazione popolare (quasi da cantastorie) di Parrella.

Michele Parrella è morto a Roma nel 1996.

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