sabato 21 settembre 2013

Poesia lucana. Introduzione



Lucania è il titolo di due poesie esemplari, rispettivamente di Leonardo Sinisgalli e Rocco Scotellaro, i due poeti lucani che possiamo definire più conosciuti. Ma allargando lo sguardo a tutta la produzione regionale, ci chiediamo: quale immagine ci ha consegnato la letteratura della nostra regione? Per circa 2000 anni (da Orazio fino ai primi decenni del '900) nessuna, a dire il vero. Poi un medico e pittore venuto dal nord scopre, per necessità, un piccolo paesino: Aliano diventa Gagliano nel romanzo Cristo si è fermato ad Eboli, l'Italia e poi il mondo conosceranno la cultura ed il folclore lucano ma anche la dura realtà della vita contadina.
Di lì a poco l'Italia avrà modo di conoscere anche l’originale figura di un poeta che proviene da quel mondo contadino e che per quel mondo si batte: Rocco Scotellaro, il “monachicchio   rosso”, muore giovanissimo e si consegna alla leggenda. Carlo Levi sarà uno dei suoi maestri così come un altro grande poeta lucano, Leonardo Sinisgalli. Seguendo la guida di questi tre grandi scrittori (Levi, Sinisgalli, Scotellaro) fiorisce, negli anni '50, una proficua produzione poetica in cui finalmente il paesaggio, la cultura, le scene di vita ma anche e soprattutto l'asprezza delle condizioni economiche e sociali della gente di Lucania diventano elemento centrale.


Scriveranno poesie col titolo Lucania, solo per fare un esempio, poeti come  Michele Parrella, Mario Trufelli, Giulio Stolfi. Pervade la loro poesia un senso di amarezza e disinganno, la sensazione che nulla possa cambiare e che tutto si riduca a promesse mancate. Un sentimento che  attraversa la poesia, la letteratura lucana, lungo tutti gli anni ’60, fino a che, sulla scorta del ‘68 la poesia diventa rabbiosa contestazione. Giovani poeti come  Giuseppe Settembrino, Donato Cascione, Eustachio Ricciutello, sfogheranno una millenaria e disillusa rabbia. Alla loro voce si unisce in modo più pacato quella di poeti meno giovani come Giacinto Ruzzi, Franco Tilena, Rocco Di Poppa etc.

Col passare degli anni però questa rabbia si stempera, le condizioni socio economiche migliorano, soprattutto dopo il terremoto del 1980. Entriamo in una nuova fase storica: la civiltà contadina sembra essere per sempre scomparsa, ma il disagio sociale ed economico no, nuovi problemi si diffondono.

Un progresso disordinato e disomogeneo investe e stravolge la Basilicata. Nella letteratura si guarda altrove, non più' al passato. Si abbandonano Levi e Scotellaro come modelli letterari e si esce dai confini regionali, dandosi alla sperimentazione, in voga in quegli anni. La grande stagione della ‘lucanità’ in poesia sembra essere per sempre finita. Poeti come Sinisgalli e Scotellaro, Parrella e Trufelli, Perrucci,  Ruzzi e Di Poppa avevano immortalato una civiltà proprio quando era iniziato il suo inesorabile declino, prima che essa si dissolvesse.

Questo itinerario storico-letterario sarà tracciato nei nostri prossimi post etichettati come Poesia lucana: un viaggio nella produzione poetica in Basilicata dagli anni ‘50 agli anni ‘70, proprio quando si concretizza e poi si dissolve la ‘lucanità’.

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