La ricerca del silenzio, della solitudine, la fuga dal
Presente, sembrano aver caratterizzato l’ispirazione di molti scrittori negli
ultimi decenni.
I casi più recenti potrebbero essere quelli di Erri De Luca e
Mauro Corona, che hanno deciso di praticare una sorta di ascetismo letterario e
spirituale.
Il primo, ritirandosi nella campagna romana, ed occupandosi
prevalentemente di studi biblici. Il secondo vivendo nel suo studio di Erto,
piccolo paese di montagna (entrambi gli scrittori sono appassionati scalatori) nella
provincia friulana.
Molti scrittori provenienti da questa regione- come Tomizza,
Sgorlon, Pasolini- o dal vicino Veneto- come Rigoni Stern e Zanzotto- si sono
caratterizzati per un vagheggiamento di un’arcaica civiltà contadina ed un
conseguente recupero del dialetto, lingua incontaminata dal Progresso, lingua
del mondo contadino, di una civiltà umile ed integra, piena di valori, che
l’anti-civiltà industriale ha definitivamente cancellato.
A differenza di altri Mauro Corona, nei romanzi L’ombra del bastone e Storia di Neve, ha molto originalmente sfatato il mito, o luogo
comune, di una presunta superiorità morale del mondo contadino, dipingendo la
società rurale friulana di un tempo (siamo precisamente nei primi anni del ‘900)
in modo assolutamente non idilliaco.
Il mondo contadino descritto da Corona è quello di un misero
villaggio popolato da ‘strie’ (streghe), beoni, contrabbandieri, adulteri,
imbroglioni ed assassini. Una tetra maledizione sembra essersi impossessata
degli abitanti di questo posto dimenticato da Dio, i quali si macchiano
indelebilmente dei più cruenti ed efferati delitti o tramano agghiaccianti
insidie e raggiri, mostrandosi capaci di tutto, anche di avvelenare il proprio
miglior amico, pur di sottrargli la moglie.
La povertà, l’isolamento, l’ignoranza finiscono per mettere a
nudo il lato peggiore di questi pastori-agricoltori-artigiani, le cui usanze ed
abitudini vengono però descritte con interesse da Corona. L’uomo, con i suoi
vizi ed i suoi peccati, è sempre identico a sé stesso, sia che sia un contadino
del passato (anzi lo è ancora di più, vista la sua condizione di miseria) sia
un borghese del presente.
Per salvare gli abitanti di Erto da questo Inferno, Dio ha
deciso di mandare tra di loro una creatura speciale, una Santa: la piccola
Neve, una bambina che non sente mai freddo ed è capace di salvare le persone
dalla morte.
Anche questa creatura speciale cadrà vittima dell’ingordigia
e della cattiveria, di suo padre addirittura, che, fiutando l’affare di avere
una figlia santa, non esiterà a mettere in piedi una macchina dei finti
miracoli, che gli frutterà guadagni su guadagni, cinicamente spillati alla
povera gente.
In questo dannato mondo contadino sembra non esserci
Redenzione…
La ‘visione’ del mondo contadino di Mauro Corona, non incline
al luogo comune, ha inspirato, insieme ad altre tristissime cose -tra l’altro-
il racconto che pubblicherò dopo questo
post.