Emmaus, romanzo di Alessandro Baricco del 2009,
presenta due importanti novità rispetto alla sua produzione. Una è
l’autobiografismo, l’altra è che si tratta del romanzo cronologicamente più
vicino ai giorni nostri. Questo secondo particolare non fa che confermare un
atteggiamento di fondo di Baricco (almeno per quanto riguarda la narrativa): il
rifiuto cioè di voler raccontare il Presente, la Realtà.
Le sue narrazioni infatti sono tutte volte al passato, un
passato mitico ma non molto distante dai nostri tempi: gli anni delle
rivoluzioni industriali o del jazz delle origini. Lo stesso vale per i luoghi
descritti nei suoi romanzi, che sono quasi sempre lontani o immaginari.
Intuiamo invece che quest’ultimo romanzo sia ambientato a
Torino, città natale dello scrittore, che non viene mai nominata direttamente.
Tutto è lasciato all’evocazione e all’immaginazione, come sempre in Baricco. Il
<<non disse>> creato per uno dei suoi personaggi (City) è
emblematico a questo proposito, così come lo è il protagonista del
celebre monologo teatrale Novecento, Danny
Boodman T.D. Lemon Novecento, geniale
pianista nato e cresciuto su un transatlantico, che rifiuterà per tutta la vita
di scendere sulla terraferma, nella Realtà. Metafora dello scrittore stesso.
Ed è proprio in quest’ultimo romanzo che si può ravvisare una
chiave di lettura, autobiografica, della scrittura baricchiana. Nell’accurata
descrizione, cioè, dell’ ambiente sociale e culturale piccolo borghese in cui
Baricco è cresciuto, rigido, chiuso in un miope ed ostinato cattolicesimo. Un
ambiente che si oppone a tutto ciò che è vita e trasgressione, realtà,
rappresentate, all’opposto, dall’ alta borghesia.
Due mondi che si fronteggiano: da un lato Andre, affascinante
ragazza androgina e maledetta, dall’altra quattro inseparabili amici, tutti
casa e chiesa, che finiranno però per farsi risucchiare dal fascino oscuro e
decadente di questa ragazza, dalla sua perdizione. L’unico che sembra
resisterle, forse, (il finale rimane in sospeso), è il protagonista-scrittore.
Che nella vita reale si è salvato rifugiandosi nel suo rassicurante immaginario
narrativo.
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