Lucania è il titolo di due poesie esemplari,
rispettivamente di Leonardo Sinisgalli e Rocco Scotellaro, i due poeti lucani che possiamo
definire più conosciuti. Ma allargando lo sguardo a tutta la produzione
regionale, ci chiediamo: quale immagine ci ha consegnato la letteratura della
nostra regione? Per circa 2000 anni (da Orazio fino ai primi decenni del '900)
nessuna, a dire il vero. Poi un medico e pittore venuto dal nord scopre, per
necessità, un piccolo paesino: Aliano diventa Gagliano nel romanzo Cristo si è fermato ad Eboli, l'Italia e
poi il mondo conosceranno la cultura ed il folclore lucano ma anche la dura realtà
della vita contadina.
Di lì a poco l'Italia avrà modo di conoscere anche l’originale figura di un poeta che proviene da quel mondo contadino e che per quel mondo si batte: Rocco Scotellaro, il “monachicchio rosso”, muore giovanissimo e si consegna alla leggenda. Carlo Levi sarà uno dei suoi maestri così come un altro grande poeta lucano, Leonardo Sinisgalli. Seguendo la guida di questi tre grandi scrittori (Levi, Sinisgalli, Scotellaro) fiorisce, negli anni '50, una proficua produzione poetica in cui finalmente il paesaggio, la cultura, le scene di vita ma anche e soprattutto l'asprezza delle condizioni economiche e sociali della gente di Lucania diventano elemento centrale.
Di lì a poco l'Italia avrà modo di conoscere anche l’originale figura di un poeta che proviene da quel mondo contadino e che per quel mondo si batte: Rocco Scotellaro, il “monachicchio rosso”, muore giovanissimo e si consegna alla leggenda. Carlo Levi sarà uno dei suoi maestri così come un altro grande poeta lucano, Leonardo Sinisgalli. Seguendo la guida di questi tre grandi scrittori (Levi, Sinisgalli, Scotellaro) fiorisce, negli anni '50, una proficua produzione poetica in cui finalmente il paesaggio, la cultura, le scene di vita ma anche e soprattutto l'asprezza delle condizioni economiche e sociali della gente di Lucania diventano elemento centrale.
Scriveranno poesie col titolo Lucania, solo per fare un
esempio, poeti come Michele Parrella, Mario Trufelli, Giulio Stolfi. Pervade la loro poesia un senso di amarezza e disinganno, la sensazione che
nulla possa cambiare e che tutto si riduca a promesse mancate. Un sentimento
che attraversa la poesia, la letteratura
lucana, lungo tutti gli anni ’60, fino a che, sulla scorta del ‘68 la poesia
diventa rabbiosa contestazione. Giovani poeti come Giuseppe Settembrino, Donato Cascione,
Eustachio Ricciutello, sfogheranno una millenaria e disillusa rabbia. Alla loro voce si unisce in modo più pacato quella di poeti meno giovani come
Giacinto Ruzzi, Franco Tilena, Rocco Di Poppa etc.
Col passare degli anni però questa rabbia si stempera, le
condizioni socio economiche migliorano, soprattutto dopo il terremoto del 1980.
Entriamo in una nuova fase storica: la civiltà contadina sembra essere per
sempre scomparsa, ma il disagio sociale ed economico no, nuovi problemi si
diffondono.
Un progresso
disordinato e disomogeneo investe e stravolge la Basilicata. Nella letteratura
si guarda altrove, non più' al passato. Si abbandonano Levi e Scotellaro come modelli
letterari e si esce dai confini regionali, dandosi alla sperimentazione, in
voga in quegli anni. La grande stagione della ‘lucanità’ in poesia sembra
essere per sempre finita. Poeti come Sinisgalli e Scotellaro, Parrella e
Trufelli, Perrucci, Ruzzi e Di Poppa
avevano immortalato una civiltà proprio quando era iniziato il suo inesorabile declino,
prima che essa si dissolvesse.
Questo itinerario storico-letterario sarà tracciato nei
nostri prossimi post etichettati come Poesia lucana: un viaggio nella
produzione poetica in Basilicata dagli anni ‘50 agli anni ‘70, proprio quando
si concretizza e poi si dissolve la ‘lucanità’.
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